Forse perchè per la prima volta ho potuto contare solo su di me, ho conosciuto decine di persone che parlavano un'altra lingua eppure sono riuscito a stabilire dei legami, a capirne i pensieri, a condividere delle emozioni con loro. Forse perchè ho vissuto per tre mesi immerso nella diversità di razza, di religione, di pensiero, di stile di vita, eppure ho apprezzato continuamente quanto il risultato di questa mescolanza fosse piacevole. Forse perchè ho constatato quanto si possa sentirsi a casa anche in un'altra città, in un'altra strada, in un'altra casa e in un altro letto. Forse perchè sono riuscito, non senza sforzo, a perdere le mie abitudini e adattarmi a quelle di chi mi ha circondato, dal modo di vestire, a quello di mangiare, fino anche al modo di pensare. Forse la disinvoltura di chi è abituato a considerare la diversità un valore mi si è attaccata in qualche modo, e ora più che mai vedo i miei cambiamenti e le mie peculiarità come un orgoglio da esibire. Forse perchè ho passato tanto tempo con me stesso e nessun'altro, e altrettanto tempo in mezzo a un sacco di persone. Forse perchè ho messo a frutto tutto il mio tempo per la prima volta in 25 anni. Forse perchè ho passato dei momenti stupendi con persone che hanno fatto 1600 km per venire a trovarmi. Forse perchè sono riuscito a trovare qualcosa di invidiabile in ognuna delle persone che ho conosciuto, e dunque adesso mi sento diverso perchè conservo dentro di me qualcosa di tutti loro.
Sì, dev'essere così, sono loro i miei cambiamenti, sono loro che mi porto dentro assieme ai ricordi, e dunque adesso non sono più solo Lorenzo, sono anche un po' Marcel, Chris, Willemijn, Fleur, Frank, Daniel, Harrie, le cameriere del Bazar, Peter, Isacco e Filippo, Mirte, Nils, il cantante di Nieuwe Binnenweg e la sua chitarra scordata, mr. Kampman, Jamie, Lotte, Nikki, il barista dello Iez e il turco del kapsalon, il biclettaio che mi ha venduto la bicicletta, e l'operaio che me l'ha sistemata quando sono infilato nelle verghe del tram, i ragazzi dello studio Mangrove e quelli del Rotown, l'Elena, e tutti coloro che sono venuti a trovarmi. Sono tutto questo, e se avessi tempo per pensarci adesso, scoprirei di essere anche di più.
Nella valigia dunque, insieme allo strato di calzini sporchi, vestiti portati e vestiti comprati qua, domani sistemerò anche una ricca serie di ricordi impossibili da cancellare, che vanno dal sapore del mango dell'Albert Hein, al profumo dell'erba del parco e di quella dei coffeeshop, dal sapore della birra belga al rumore della dinamo tornando a casa la notte, dalla luce dei lampioni di Schouwburgsplein al sapore dei toast allo studio, dalla pioggia alle nove di mattina al sole sui grattacieli alle nove di sera, dalla musica frastornante dell'Herr Zimmermann ai capelli improbabili dei suoi avventori, dal piercing che mi porto addosso da un mese all'odore di pesce fritto del mercato il sabato mattina. Tutte queste cose, e il loro corredo di altri ricordi ad esse legate, si accumulano nella mia valigia senza prenderne lo spazio, in un enorme immagine che sarebbe confusa e indistinguibile agli occhi di chiunque, ma non ai miei che invece la trovano perfettamente chiara. Mi ci vorranno giorni per riordinarle tutte, e forse nemmeno lo farò, per non rischiare di perderne nemeno una.
5 commenti:
non riordinare nulla... noi cmq ti aspettiamo a braccia aperte.
io no.
perchè non rimani un po' di più?
XD
Sigh...
ma leccacelo!
Cheeroky people, so hard to live so hard to die...
8
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