mercoledì 10 settembre 2008

Een kapsalon, alstublieft! (un kapsalon, grazie!)


Ecco a voi, che guardate con sdegno e sufficienza (spesso giustificata) il cibo proveniente da fuori confine, sua maestà il kapsalon. Nonostante il suo nome in olandese significhi parrucchiere, quello che vi vado a presentare è nientemeno che il piatto tipico di Rotterdam, nato per caso meno di dieci anni fa da un non precisato ingegno culinario, che ebbe l'ardire di creare una vaschetta ripiena di patate fritte, carne di kebab, insalata e formaggio fuso, oltre alle varie ed eventuali salse, immancabili nella cucina turca. Dopo questa sommaria descrizione sicuramente molti di voi staranno immaginando un pasto esageratamente pingue di calorie e grassi, manufatto da chissà quali manacce luride in un baracchino sul bordo della strada, orpellato di salse indistinguibili, e servito in una vaschetta che in quanto a pulizia se la batte con il carburatore di una panda dell'89. Ebbene, il kapsalon è proprio questo, e il bello è che è anche parecchio buono.
Così come il cugino kebab, il kapsalon è diventato in poco tempo il pasto notturno per eccellenza degli abitanti di Rotterdam, perchè come è noto a tutti, dopo una nottata passata in giro per locali, con più di una birra sullo stomaco, verso le due di notte si inizia ad accusare una voglia di cibo il più possibile malsano, elaborato e indigesto, accettando senza pensarci troppo il proprio futuro prossimo che ci vedrà alle prese con una digestione tormentatissima in una lotta all'ultimo rigurgito. D'altra parte la digestione del kapsalon non deve far molta paura a nessuno, visto che per guadagnarsi uno di questi prodigi della cucina multietnica bisogna unirsi a una turba di famelici astanti, e aspettare una buona decina di minuti con i cinque euro in mano, un occhio alla bicicletta incustodita, protesi verso l'incurante paninaio turco.
Personalmente penso di poter considerare il kapsalon a buon diritto il simbolo di questa città, con le sue mescolanze apparentemente inconciliabili, le sue facce multicolori, gli incroci di razze, i suoi sapori insospettabili e la sua capacità di impastare tutto e produrre non si sa bene come, un risultato più che gradevole. Mi piacerebbe portare un kapsalon in Italia al mio ritorno, ma a parte le sembianze e la consistenza che immagino assuma dopo essersi raffreddato, sono sicuro che non avrebbe mai lo stesso sapore mangiato sulle scale di piazza Duomo invece che in Eendrachtsplein alle quattro di mattina...

1 commenti:

arbiadesign ha detto...

Anche perché ora mio caro Banko, grazie al Cioni (che tra l'altro vorrei ricordare....odia anche te!! ;D ), adesso non sarà più possibile gustarsi un sano kebab sulle gradinate del Duomo, pena 180 euri di multa...mica uno!!!
Quindi stai attentino ecco, come torni a Firenze (o se sei sulla via di ritorno...) fai attenzione a quello che fai, dove ti siedi, cosa combini... molte più cose di quando sei partito son diventate vietate, grazie al povero bisfrattato Cioni.
Dovrai redimere la tua esistenza e libertà per seguire le regole del camerata Cioni ecco!
Detto questo...se organizzi uno stage di gruppo per il prossimo anno...tienimi di conto!!! ;D