mercoledì 3 settembre 2008

Mio caro bidet


Voglio dedicare le righe di oggi a un oggetto tanto comune e bistrattato in Italia, quanto introvabile, ma quantomai desiderabile all'estero. Il bidet.
Tale oggetto, mirabile esempio di come la necessità spinga la mente a concepire oggetti geniali, pur nella sua semplicità di complemento al ben più noto cesso, assolve la funzione salvifica di redimere le intimità a un'igiene adeguata e accurata. In sostanza ci si siede e ci si lava il culo.
Questo concetto, che nel nostro paese è comunemente noto dall'infanzia, ho dovuto accettare che è totalmente ignoto ai civilissimi cittadini nordici, per non parlare di quelli asiatici, meno che mai di quelli anglofoni. Di recente mi sono trovato a dover spiegare, in un inglese adeguato all'audience di architetti e ingegneri, quale sia la procedura di lavaggio che si mette in opera su tale strano complemento d'arredo, a loro del tutto sconosciuto. Ecco spiegato il perchè dei bagni microscopici senza bidet, che costringono presto o tardi ogni turista italiano ad arrembare su microlavandini altissimi, e quindi marmarsi o bollirsi le palle secondo il capriccio dell'impietoso getto d'acqua automatico.
Quando l'europa civile ed evoluta nei costumi, ma non nell'igiene personale, si renderà conto dell'immensa gioia del constatare che il proprio corpo è finalmente pulito, qualche architetto avveniristico, ecocompatibile, biotecnologico, nanotecnologico, progetterà il primo bagno olandese dotato di bidet e si aprirà una nuova era anche per gli italiani emigrati come me. Fino a quel momento, posso solo maledire la famiglia e gli affetti di colui che ha finito la carta igienica allo studio e non ce l'ha rimessa.

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